Davvero chi ha proposto il referendum, nonostante la pubblicita’ ingannevole, non sapeva gia’ come sarebbe andata a finire?
Oppure era comunque indispensabile cercare di darsi una riverniciata dopo le vergognose posizioni prese contro gli interessi generali dei lavoratori e dei ceti popolari, con il sostegno al riarmo, sottraendo miliardi di euro a chi vive del proprio lavoro, soprattutto a discapito dei salari, dei pensionati, dei giovani costretti ad emigrare, sottraendo risorse ai servizi sociali pubblici, gia in sofferenza, ( sanita’, scuola, trasporti ecc).
Dopo il vergognoso silenzio, fino a qualche giorno prima dei referendum, sul genocidio del popolo palestinese. Addirittura arrivando a trasformare, strumentalmente, la manifestazione di sabato 7 giugno pro-palestina in un ulteriore spot a sostegno dei referendum.
Dopo il mancato raggiungimento del quorum e’ partita la prevista colpevolizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici che non sono andati a votare, senza neanche chiedersi se il motivo sta anche nell’ ambiguità’ e nell’inaffidabilita’ di chi ha proposto questi referendum.
I lavoratori e le lavoratrici non hanno perso per l’esito dei referendum ( con il referendum vincente si abolivano alcune norme ma strutturalmente il jobs act non sarebbe comunque stato demolito), hanno perso diritti e protagonismo per l’azione distorta e traditrice del ruolo concertativo che da anni i sindacati, come la cgil, hanno praticato.
I referendum hanno soltanto messo in evidenza, ancora una volta, lo scollamento degli apparati della cgil e del PD dai lavoratori e dai reali problemi che vivono. Landini, dopo aver proclamato che la “rivolta” erano i referendum, a risultati noti giustifica la sua demagogia, dichiarando che questo risultato ” e’ l’inizio” MA DI COSA?
Nei luoghi di lavoro ci si ammala, e troppo spesso si muore, per mancanza di sicurezza; si restringono gli spazi di democrazia, si espande il ricatto occupazionale, si contengono i salari e il precariato cresce, sicuramente per scelte politiche dei vari governi e per l’avidita’ dei padroni, ma grazie anche all’inerzia sindacale e ai CCNL sottoscritti dalla cgil. Ha perso la burocrazia della cgil, del PD, 5 stelle ma anche dei cespuglietti vari che oggi si lamentano e scoprono l’uso politico dei referendum, utilizzato come sfida al governo. Purtroppo anche i sindacati di base che si sono ritrovati sul carro del costituito ” campo largo sindacale” hanno perso ancora una volta ( come fu per il testo unico sulla rappresentanza, l’accordo del 10/01/2014) l’ occasione per rivendicare unitariamente la lotta di classe per i diritti sottratti, anziché strumenti inappropriati alle rivendicazioni della classe lavoratrice ( l’eliminazione della scala mobile, il meccanismo automatico che adeguava i salari all’inflazione reale, sottoposto a referendum era stato un esempio eclatante).
Ora i piagnistei lasciamoli a chi gli interessi dei lavoratori li ha abbandonati da tempo e con chi in buona fede ha pensato di mobilitarsi per una giusta causa, costruiamo la lotta sul terreno di classe!